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di Giuseppe Testa
Il libro è edito dall’Associazione Culturale “Centro Storico del Finale” con il contributo della Provincia di Savona -Assessorato alla Cultura – su delega della Regione Liguria
Nello studio della storia più che l’attenzione per i grandi eventi, mi appassiona capire ed approfondire ciò che essi comportarono per la vita della gente comune, per l’evolversi dei contatti, delle comunicazioni, dei commerci, delle conoscenze.
L’interesse per il Finalese mi ha spinto a sviluppare, negli anni, una buona conoscenza del territorio e della viabilità antica; così è andato crescendo il mio interesse per la Via dell’Imperatrice, progettata e realizzata da Gaspare Beretta nel 1666.
Esaurito
Descrizione
di Giuseppe Testa
Il libro è edito dall’Associazione Culturale “Centro Storico del Finale” con il contributo della Provincia di Savona -Assessorato alla Cultura – su delega della Regione Liguria
Nello studio della storia più che l’attenzione per i grandi eventi, mi appassiona capire ed approfondire ciò che essi comportarono per la vita della gente comune, per l’evolversi dei contatti, delle comunicazioni, dei commerci, delle conoscenze.
L’interesse per il Finalese mi ha spinto a sviluppare, negli anni, una buona conoscenza del territorio e della viabilità antica; così è andato crescendo il mio interesse per la Via dell’Imperatrice, progettata e realizzata da Gaspare Beretta nel 1666.
La storia, lo sviluppo economico, l’importanza di un paese sono legate oggi, come nel passato, all’efficienza dei suoi sistemi di comunicazione, sia interni che esterni. Nell’epoca di Internet, con i grandi progressi della telematica, quando si utilizzano mezzi di trasporto ultra veloci non si pensa in genere che, probabilmente, fu proprio la costruzione, l’uso e la manutenzione delle prime mulattiere, dei primi sentieri, delle prime importanti strade di collegamento il primo passo verso la globalizzazione.
Lungo le strade soldati, pastori, mercanti, pellegrini, sovrani o semplici viandanti cominciarono a comunicare, confrontarsi, scambiare merci, idee, esperienze. Le strade, strumento di nuove conoscenze, favorirono e resero molto più rapidi gli spostamenti di popoli e di eserciti: lo capirono bene i Romani che di una efficientissima rete stradale fecero il supporto fondamentale della loro potenza militare e dell’Impero.
Lo sviluppo della rete viaria del Finalese fu naturalmente condizionato dall’evolversi delle fortune e dalle scelte di coloro che, nel corso della storia, si trovarono a gestire il potere politico nella zona. Dopo il tramonto della potenza romana, non furono più costruite strade di una certa importanza fino alla progettazione e alla realizzazione, ad opera di Gaspare Beretta, della Via dell’Imperatrice, così chiamata perché costruita in occasione del passaggio di Margherita Teresa di Spagna che andava a Vienna per raggiungere il suo sposo, l’imperatore Leopoldo d’Austria. La nuova strada collegava il Marchesato di Finale al ducato di Milano e, quindi, all’Europa continentale. Circa la sua denominazione, occorre precisare che in passato veniva chiamata Via dell’Imperatrice o anche Strada Nuova; nelle carte catastali napoleoniche era ancora indicata come Chemin Neuf. La denominazione Via della Regina che appare nelle mappe della prima metà del Novecento è quella attualmente più in uso. Nel seguito chiamerò la strada con il suo nome originale ed utilizzerò la denominazione oggi più usata quando sarà necessario.
La strada preoccupava i Genovesi per le potenzialità commerciali che avrebbe potuto esprimere, e gli stessi Spagnoli per la sicurezza e la difendibilità dello stesso Marchesato, sottoposto alla pressione militare dei Savoia. In caso di aggressione infatti questa superstrada avrebbe potuto favorire e velocizzare l’arrivo di artiglierie pesanti nemiche trasportate su carri. Nel corso delle numerose guerre dei decenni successivi la Via dell’Imperatrice fu interrotta in più punti, militarmente strategici, e perse le caratteristiche di arteria di grande comunicazione. Di fatto era tenuta in una sorta di “sonno vigile” pronta ad essere riattivata per esigenze militari, o per il passaggio di Reali.
Questo stato di cose si protrasse per circa mezzo secolo fino a quando i Genovesi acquistarono il Marchesato (1713), che divenne parte del più vasto dominio della Repubblica; la Via dell’Imperatrice perse la sua importanza strategica e divenne una della tante strade del Genovesato che collegavano la costa con i passi alpini e la pianura padana. È rimasta traccia della sua grandiosità ed importanza solo nelle cronache del tempo e nei ricordi popolari.
La consultazione delle fonti orali e il contatto con gli ultimi anziani contadini e proprietari dei terreni, che vivono ancora nelle zone lungo il tracciato, sono stati tra gli aspetti più interessanti e coinvolgenti. Ho potuto rilevare come sia ancora presente nella memoria delle persone il passaggio dell’Imperatrice, che dovette apparire certamente un evento favoloso. In ogni piccola frazione o gruppo di case della zona, ho sempre trovato qualcuno pronto a giurare che di lì era passata la Regina, poiché lo aveva sentito dire da suo padre che, a sua volta, lo aveva sentito dal nonno, che a sua volta…
Il metodo di indagine seguito è stato quello di studiare prima la biografia del Beretta e i suoi scritti del periodo finalese, in particolare il progetto e la relazione sulla strada, poi sviluppare lo studio dei documenti e delle cartografie esistenti e infine cercare riscontri con ripetute ricognizioni sul territorio e contatti con le fonti orali. Ho riscoperto alcuni tratti del sedime originario ridotti a sentiero od ormai abbandonati, altri sterrati, altri coperti dall’asfalto, altri ancora ridotti a mulattiera e completamente invasi dal bosco. Ho trovato preziosi riscontri su toponimi ormai desueti a conferma delle indicazioni contenute nei documenti dell’epoca. Con il procedere delle indagini emergeva che la Via dell’Imperatrice, pur se fortemente vulnerata e per alcuni tratti abbandonata, esisteva ancora e il suo tracciato originario poteva essere completamente ricostruito!
Durante l’esplorazione ho potuto ripercorrere la strada nel suo sviluppo integrale da Bormida a Finale, ammirare il panorama in molti tratti suggestivo, apprezzare la quantità delle emergenze storiche che si incontrano lungo il percorso. Il Borgo, Castel San Giovanni, Castel Gavone, la Parrocchiale di Perti Alto, la Chiesa di Nostra Signora di Loreto… La strada Beretta, una volta recuperata, potrebbe diventare parte cospicua di un itinerario di collegamento di un futuro Parco Archeologico del Finalese di sicuro interesse storico, naturalistico e turistico, percorribile a cavallo, a piedi, in mountain-bike o con qualunque altro mezzo rispettoso dell’ambiente.
Con questo lavoro ho cercato di compiere il primo passo necessario che è quello di ricollocare l’esatto tracciato originario della strada sulle moderne carte affinché chiunque possa trovarla, percorrerla, studiarla, proteggerla.
Le indicazioni ricavate dai contatti con la gente che abita o frequenta i luoghi interessati dalla Via dell’Imperatrice sono stati fondamentali per l’individuazione esatta di molte parti del tracciato. La tradizione orale, metodo da sempre utilizzato per trasmettere esperienze, notizie, conoscenze ancor prima di saperlo o poterlo fare con la scrittura, è un patrimonio importante per ogni comunità, che merita di essere conosciuto e salvaguardato. I ricordi, arricchiti di generazione in generazione, sono come piante che gettano rami sempre nuovi; essi vanno attentamente ascoltati per cogliere quel seme di verità, che sempre esiste, e da cui tutta la pianta si è sviluppata.
Giuseppe Testa
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